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Un poker di promesse tra i pro…Cristian Cangelosi
di Giuliano Orlando
CRISTIAN CANGELOSI nato a Palermo il 28 maggio 1998. Ha disputato da superwelter il match d’esordio al professionismo il 19 dicembre 2019, a Santo Domingo, battendo il locale Jose Manuel Saint-Hilaire KO al 3° round. Nei dilettanti ha disputato circa 60 incontri, prendendo parte nel 2016 sia agli europei che ai mondiali youth. Nei primi, ad Anapa (Russia), viene battuto dall’inglese Mark Dikinson (2-1), al torneo iridato disputato a San Pietroburgo (Russia), esce nei quarti, ad opera del bielorusso Pavel Mikhailiuk (3-2), dopo aver battuto Yanis Ziani (Alg), Boris Batavins (Let) e Rasmus Bergman (Fin). Nel 2017 si trasferisce negli USA, dove disputa oltre una decina di incontri, perdendo solo contro Alex Vargas nel 2018, per SD. Tra gli altri ha battuto dilettanti quotati come Joseph Consiglio, Michael Hughes, Anthony Demonte, Kaliev Lindo, David Moore, Abdoulaye Jallot ed Henry Cleare, vincendo il Guanto d’Oro nel 2019.
Quando sei entrato in palestra e perché?
“A 12 anni, accompagnato da papà Giuseppe, che aveva praticato il pugilato in gioventù come dilettante. Per questo la boxe mi affascinava e assieme a lui, andavamo a vedere tutti film di Rocky Balboa, entusiasti delle sue battaglie e della sua bravura. Proprio quel personaggio mi fece appassionare a questo sport. Papà scelse la “Nino Castellini” una delle palestre più antiche di Palermo, che opera da oltre mezzo secolo, accolto da Franco Tomaselli, che era stato anche il maestro di mio padre”.
La gloriosa “Nino Castellini”, sita nel cuore della capitale siciliana, aperta dai fratelli Giuseppe e Franco Tomaselli, negli anni ’60, fino al 1976 si chiama Polisportiva. In quell’anno, il miglior allievo dei Tomaselli, Antonio ‘Nino’ Castellini, a soli 25 anni, perde la vita in un incidente con la moto, spezzando una carriera da professionista molto promettente. Castellini nei dilettanti era stato campione italiano nel 1970 e ’72 oltre che titolare nella nazionale. Bronzo ai Giochi del Mediterraneo 1971, l’anno dopo vince il torneo di Polonia ed è titolare ai Giochi di Monaco. Passa professionista a 21 anni, sotto la procura di Rocco Agostino nel 1972 e due anni dopo conquista il tricolore superwelter, lo difende due volte, lo perde nel 1975 dove subisce l’unica sconfitta prima del limite contro Vito Antuofermo, che diventerà campione del mondo nei medi, una sfida prematura, che non ne pregiudica la carriera. Nell’aprile 1976 riconquista il titolo italiano prendendosi la rivincita con Damiano Lassandro, messo KO al quarto round, diventando sfidante all’europeo superwelter. Il 26 agosto alla vigilia dell’importante sfida, la tragica e immatura scomparsa. I fratelli Tommaselli per onorarne la memoria, intestano la palestra a suo nome.
2) Che scuole hai frequentato e quando hai smesso. Intendi prendere qualche diploma?
“Sono arrivato al primo anno delle superiori, poi ho smesso, concentrandomi solo sul pugilato, che rappresenta la mia grande passione e il mio futuro”.
3) In famiglia chi ti segue e quale importanza ha?
“Mi reputo decisamente molto fortunato, potendo svolgere a tempo pieno lo sport che vorrei mi portasse in cima al mondo. Non sono molti i giovani che hanno questo privilegio. Quasi tutti i professionisti italiani svolgono un lavoro per mantenersi. Debbo alla mia famiglia questa situazione di assoluta tranquillità e serenità. Mio padre cura ogni dettaglio nei miei riguardi, dall’alimentazione ai programmi di preparazione. Ruolo indispensabile, in particolare adesso che sono passato professionista e non devo assolutamente sbagliare. Mentre mamma Fortunata provvede a tutto il resto e non le manca certo il lavoro, dalla cucina agli indumenti che mette in lavatrice, usati nei quotidiani allenamenti, assieme a mio fratello Alessio, 20 anni, ancora dilettante, ma che presto passerà professionista. Anche lui ha fatto esperienza negli Usa. Resta mia sorella Lorena, 12 anni, impegnata a scuola che fa il tifo per noi due”.
4) Che rapporto hai col tuo maestro Franco Tommaselli. Come lo consideri?
“Il signor Franco Tommaselli, rappresenta la storia della boxe palermitana e mantiene una lucidità incredibile. Mi ha parlato di Nino Castellini, che aveva la classe per diventare un grande campione, scomparso giovanissimo, in modo tragico. Mi ha visto crescere anno dopo anno, seguendomi anche quando vivevo a New York, facendo sparring anche con campioni del mondo, per mantenermi. ll nostro rapporto è sempre stato di reciproca stima e non potrebbe essere diverso, visto che prosegue senza intoppi da oltre dieci anni. Lo apprezzo non solo come un tecnico molto preparato sotto ogni aspetto, ma anche e soprattutto perché capisce il mio carattere a volte impulsivo”.
5) L’esperienza da dilettante, in particolare negli USA, quanto ti è stata utile?
“L’esperienza di combattere sui ring americani, dove non ti regalano nella e ogni match è una battaglia senza tregua, è stata determinante per la mia crescita non solo di pugile ma soprattutto come uomo. D’altronde lo spirito americano è quello delle sfide. Che hanno cambiato anche il mio modo di pensare, maturando in maniera positiva”.
6) Che ruolo ha l’ex campione del mondo Pauli Malignaggi?
“Pauli è il mio manager e non solo. Quando l’ho conosciuto tramite un amico ero già al corrente della sua straordinaria carriera e dei ruoli importanti anche dopo l’attività agonistica. Non si diventa campione mondiale in ben due categorie, se non sei un grande. Ogni volta che rivedo i suoi incontri mi convinco sempre più che era un professore sul piano tecnico, anche se non possedeva il pugno del KO. Ormai è diventato una persona fondamentale nella mia vita. Ci sentiamo quasi ogni giorno. Lo considero il giusto fratello maggiore. I suoi consigli sono determinanti sotto ogni aspetto. Ha sempre creduto in me e per questo non voglio deluderlo”.
7) Hai debuttato a S. Domingo, e hai contatti negli USA, intendi proseguire l’attività in Italia o pensi che il futuro sarà in America?
“In effetti sono un giramondo, perché ritengo che conoscere posti e gente nuova ti aiuta e non poco a crescere. Ti rende più sicuro, pronto ad affrontare ogni situazione. Nel corso della mia permanenza a New York, per farmi largo e vincere il prestigioso Guanto d’Oro, ho dovuto affrontare tutti i migliori e nessuno ti regala nulla. Ma quelle sfide mi sono servite come ho già detto, per crescere a tutti i livelli. In quella situazione mi ha aiutato l’amicizia con Pauli Malignaggi, tra l’altro, siciliano come me. Adesso è il momento di crescere sotto l’ala dei Cherchi che sono il meglio dell’organizzazione in Italia, quindi questa fase deve avvenire in Italia. Quando avrò acquisito una buona esperienza, verrà il momento di combattere in America. Per realizzare il grande sogno del mondiale, quindi il mio futuro”.
8) Vuoi conoscere prima le caratteristiche del tuo avversario o preferisci che sia il tuo maestro a consigliarti la tattica?
“Avendo totale fiducia nel mio maestro, affido a lui il compito di studiare le caratteristiche di ogni mio avversario. Ne parliamo assieme nei giorni precedenti e decidiamo quale tattica usare in combattimento”
9) Segui con interesse altri sport? Vedi la boxe in televisione e quali sono i campioni che più segui? I tuoi campioni preferiti in assoluto?
“Mi appassiona il baseball e quindi seguo sia il campionato italiano, ma ancor più quello americano dove si disputano partite molto spettacolari. Cerco di seguire in televisione le grandi sfida della boxe, che ultimamente sono salite di qualità con il passaggio al professionismo di molti giovani americani con tanta classe. Oltre a Malignaggi, i miei campioni preferiti sono Floyd Mayweather jr. un fenomeno della difesa, capace di non prendere pugni e trovare sempre il bersaglio nel momento giusto per vincere. Infatti nella sua lunga carriera nessuno lo ha battuto, come il grande Rocky Marciano. Poi Roy Jones, che reputo tra i campioni più completi e spettacolari in assoluto. Lo rivedo spesso nei filmati, imbattibile quando era al top della lunga carriera. Mi emozionano anche le vittorie per KO di Michael Tyson, un massimo dal pugno proibitivo, come la completezza tecnica dell’ucraino Vasily Lomachenko, l’ultimo dei grandi fenomeni, che dopo aver dominato nei dilettanti è stato in grado di comandare anche tra i professionisti. Peccato sia un peso piuma naturale. Avesse avuto la struttura del medio, sarebbe diventato un idolo assoluto, guadagnando borse stellari. Il suo repertorio tecnico dovrebbe essere studiato per farlo conoscere ad allenatori e pugili”
10) Quali sono i film che più ti piacciono? Cosa leggi: libri o giornali o altro?
“Preferisco i film d’azione, di spionaggio o gialli, diciamo quelli che mi tengono sveglio. Non sono un lettore di libri, salvo qualche eccezione. Mi interesso dell’attività sportiva in generale e di quella americana, in particolare i risultati della grande boxe che seguo su youtube. Purtroppo al momento, per vedere i grandi match, devi andare in America o in Inghilterra. Mi auguro che a tempi brevi anche in Italia spuntino nuovi campioni e che in questa compagnia ci sia anch’io. Per riportare il pubblico alla boxe.”
11) Sei superstizioso, hai qualche amuleto, fai qualche gesto prima di ogni incontro.
“Non sono superstizioso, quindi non porto amuleti o altro. Mi affido alla mia volontà e alla grande voglia di vincere, di non arrendermi mai”.
12) Visto che fai boxe a tempo pieno, come ti alleni? Oltre alle sedute in palestra, svolgi altri esercizi tipo corsa e come ti alimenti?
“Le mie giornate e i miei pensieri sono sempre orientati sulla mia crescita pugilistica Molte ore del giorno le trascorro in palestra, dove alterno sedute di ginnastica, al sacco, alla pera e di guanti e tutto quanto serve per migliorare ogni dettaglio tecnico. Ma anche nel tempo libero svolgo esercizi o movimenti inerenti la boxe. Per l’alimentazione ho già detto che mi lascio guidare da mio padre e visti i risultati è un buon consigliere. Il problema è la mancanza di sparring in loco, per questo in vista del prossimo impegno sul ring, per il mio secondo match da pro, mi trasferisco con Alessio a Bologna, nella palestra di Serio dove si allenano buoni professionisti. Successivamente vado a Milano alla OPI dove trovo il grande maestro Franco Cherchi e Alex Cherchi, per ultimare la preparazione in vista del match previsto a Milano in Marzo”.
14) Come ti definisci tecnicamente come pugile?
“Penso di essere un pugile abbastanza completo, anche se ho ancora molto da imparare. Non mi piace dire quali sono le mie qualità, piuttosto preferisco che siano gli altri a valutare quanto valgo. Vorrei spendere due parole, per l’amico Peter Sferrazza, che nei quasi 5 anni in cui ho combattuto negli USA, mi è sempre stato vicino sia all’angolo ogni volta che combattevo e anche dopo, come uno zio affettuoso e fedelissimo. Mi sento in dovere di ringraziarlo di cuore”.